Quanta attesa per una…”Dolce attesa”

dolceattesa13 (1)“Dolce attesa, per chi?” di Betta Cianchini é uno spettacolo che parla di donne ma non è rivolto solo alle donne.

Gli uomini potranno apprendere diversi segreti da questa performance teatrale, che siano già padri o dovranno diventarlo, basta che resistano ad ascoltare per un’ora intera le paranoie di una donna…ma per questo già dovrebbero essere abbastanza allenati nel quotidiano.

Se ad una donna non è mai capitato di avere una conversazione, immaginaria s’intende, con la propria vagina, attraverso la maestria autorale di Betta Cianchini, diretta da Marco Maltauro, scopriremo che tutto è possibile.

Sul palco, allestito come un campo di guerra, quella che sono costrette ad affrontare ogni giorno le donne, si succedono duetti ironici e coinvolgenti, che non tralasciano mai la nota riflessiva ed emozionale della questione. Sì, perché se pensiamo che al centro della storia c’é una donna che, vicina ai 40 anni e con un lavoro precario, deve fare i conti con il suo orologio biologico che segna rintocchi sempre più insistenti, è naturale che da qui si snodino tutta una serie di problematiche e situazioni sarcastiche, quasi paradossali, legate a quella che dovrebbe essere la decisione più naturale del mondo, diventare mamma.

Brava e perfettamente inserita nel personaggio, Giada Prandi (la bionda) interpreta Bianca, la donna paranoica che cerca di gestire le proprie ansie, in continua diatriba tra il desiderio di diventare mamma e la paura di non esserne capace; la gioia d’esser incinta che si tramuta in sconforto guardando il corpo che subisce mutamenti catastrofici; la paura di perdere il lavoro quando sa che per pagare le spese mediche della gravidanza non le basterà tutta una vita.
Versatile e brillante, Cristiana Vaccaro (la bruna) impersona la coscienza. Personaggio poliedrico, diviene, nell’ordine, la vagina, l’uomo, le amiche, la mamma di Giada, fino a vestire lei stessa i panni di una donna in dolce attesa, dolce sì perché, nel suo caso, lei ha sposato un uomo ricco ed è compiaciuta della situazione.

Tutta la pièce teatrale fa riflettere sul futuro che prospetta un paese come l’Italia, dove tutto gira intorno ad un “aut aut”. Ogni scelta dipende sempre da qualcos’altro ed il divario povero/ricco enfatizza il tutto. Nel finale le due attrici, fisicamente provate dalla performance e visibilmente emozionate, si ritrovano coinvolte in un momento di “teatro nel teatro”, dove si lascia acceso un barlume di speranza che sia possibile una svolta diversa!

Roma- TEATRO DELL’OROLOGIO, 20 novembre 2013

Alessia Coppola

 

 

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