Rewind. Musiche non lineari, “REAL GOOD TIME | ALL!”

Kinkaleri e Tempo Reale: insieme al Cango Cantieri Goldonetta per l’ottava edizione del festival.

“Rewind. Musiche non lineari”: così è battezzata l’ottava edizione del Tempo Reale Festival 2015. La sperimentazione sonora, Luciano Berio docet, anima ancora una volta la città di Firenze, infestando, non a caso, luoghi come la Ex Manifattura Tabacchi, e alcuni parchi cittadini. La protagonista è la musica, una musica che non ha paura di rivelarsi al pubblico, nonostante la sua non linearità, una musica aperta alle contaminazioni con altre discipline, quali la danza contemporanea. Così, il 6 e il 7 ottobre, Tempo Reale approda anche al Teatro Cango Cantieri Goldonetta, roccaforte di produzione nazionale per la danza. Va in scena Kinkaleri con “REAL GOOD TIME | ALL!”.

071015_DSC8152Buio, fruscii e scintillii. Lo spettatore, seduto sugli spalti, desidera la luce, brama di capire che cosa sta accadendo nell’oscurità della sala; il desiderio aumenta non appena si sentono dei suoni amplificati. «A», fruscii, «A», scintillii, fruscii, «A», «A», «B»… Finalmente gli occhi del trepidante pubblico iniziano a vedere. I rumori provengono da due uomini posizionati davanti ad altrettanti microfoni: sono le lettere dell’alfabeto, una dopo l’altra, che escono dalla loro bocca, dalla loro gola, dai loro polmoni. Ma i due corpi generano anche movimenti, all’unisono con quei suoni che, pian piano, acquisiscono una tonalità, un ritmo, una chiave di lettura, al pari di uno spartito che, per mezzo di uno strumento musicale, si fa musica. Una musicalità come quella di Tempo Reale, che si pone l’obiettivo di testare nuovi orizzonti e nuove forme, non può non giovarsi di un medium che i fanatici della musica classica stenterebbero a definire strumento musicale. Si tratta di una consolle da dj, che registra in diretta le emissioni vocali dei due performers e le mixa, le intreccia, stando alle regole di un attualissimo contrappunto. I due uomini usano il proprio corpo e le proprie corde vocali come se fossero la stessa cosa. Ogni lettera dell’alfabeto è rappresentata dall’unione di un suono e di un movimento; quello che lo spettatore vede e sente è altamente significante. Le lettere si assemblano, diventano frasi, e i singoli gesti, allo stesso modo, diventano coreografia. I performers non parlano nessuna lingua, eppure si esprimono chiaramente. Sembra il trionfo dell’arte performativa contemporanea, in un mondo certamente diverso da quello del classicismo viennese, ma che incarna il presente.

Oggi ognuno di noi è libero di esprimersi secondo il proprio temperamento, ognuno di noi può essere paragonato ad una tesserina di un grande puzzle: diversa da tutte le altre, ma parte di una stessa totalità. Le nuove generazioni sono spesso accusate di conformismo, eppure ognuno ha gusti propri, ognuno si veste, dice, fa ciò che vuole, ognuno è libero di fare arte come crede, di definire arte quello che ritiene degno di tale nome, senza alcuna regola. In questo mondo multilingue e multietnico, l’accusa di conformismo non sta più in piedi. Il bello oggettivo non esiste più e l’arte, in qualsiasi forma si presenti, non può quindi incarnare la bellezza. All’arte rimane però un ruolo importante: comunicare, trasmettere, condividere, essere il medium. L’arte contemporanea deve parlare a un’enorme massa eterogenea, spesso non abituata a conoscere, ad esempio, i classici della letteratura e della musica; l’arte deve raggiungere i sensi di una nuova generazione che, nella frenesia del secondo millennio, non può concedersi troppe pause nella sua corsa verso l’avvenire. Ed ecco che Kinkaleri coglie nel segno, sebbene provochi qualche sbadiglio e qualche faccia parecchio perplessa. Kinkaleri mixa le classiche norme teatrali dell’uso corretto della voce, del corpo, dello spazio, in una performance che di classico non ha niente. Il dj, con la sua consolle, dal niente, come un mago, ha creato la musica. Forse Beethoven si rivolterebbe nella tomba nel sentire il “Ta-na-na-na!” urlato dai due performers, ma, del resto, un umano medio del Duemila l’avrebbe intonato nello stesso modo, apprezzando di più, intimamente, quella musica house che alla fine dello spettacolo irrompe dalle casse. Le lettere dell’alfabeto sono ancora valide, solo devono essere usate in un modo diverso.

Firenze – CANGO CANTIERI GOLDONETTA, 8 Ottobre 2015.

Benedetta Colasanti

REAL GOOD TIME | ALL! – Interpreti: Jacopo Jenna, Marco Mazzoni; suono: Francesco Casciaro; produzione: Kinkaleri, Tempo Reale; con il supporto di: SIAE/ Progetto “SIAE-Classici di Oggi”, Le Murate. Progetti Arte Contemporanea, spazio K; iniziativa realizzata in collaborazione con: Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci (nell’ambito del progetto regionale: “Cantiere Toscana Contemporanea”), CANGO / Centro di produzione sui linguaggi del corpo e della danza.

Share the Post:

Leggi anche