ROMA. “Cibami” e Tiziana Foschi “cucina” l’orco in scena!

Cibami“, one woman show agrodolce e divertente della bravissima Tiziana Foschi, accompagnata in scena dalla chitarra e dalla voce di Piji, è uno spettacolo che, almeno in apparenza, sembra agganciare una certa attuale passione dello spettatore per il cibo e per l’alimentazione, destrutturando ossessioni, comportamenti e mode legate alla cucina e al culto del gourmet.

In realtà, il cibo è solo un pretesto, un fine strumento, di cui la Foschi, diretta sapientemente da Cinzia Villari, si serve per confezionare, con una giusta miscela di grinta, autoironia e delicatezza, una messinscena briosamente “femminista” a partire da tre racconti della stessa Villari e di Stefano Benni.

Infatti, le donne a cui la Foschi dà gesto e voce, una “sorella” fintamente remissiva che parla col Signore, un’insospettabile omicida ad un atteso appuntamento galante e una cuoca vegetariana di fama ineguagliata, sono personaggi che condividono l’urgenza di ribaltare gli stereotipi di genere in cui si sentono ingabbiate per presentarsi ai propri interlocutori – perfino se Celesti – in maniera autentica e consapevole. Sono delle ribelli in miniatura, dacché la loro è una ribellione circoscritta, solitaria, casomai “domestica”, ma non priva di esiti positivi, una ribellione che passa attraverso piccoli gesti di rivendicazione ed autonomia, attraverso improvvisi scatti d’ira e sagaci macchinazioni per sottrarsi al giogo del “carnazza” di turno. E sono delle ribelli anche perché, nonostante il dolore e la sofferenza siano presenti nella loro vita – dolore, dolore, dolore come uno tsunami sul mio cuore ripete una delle protagoniste – queste donne hanno esperito, tutte e tre, il proprio personalissimo arsenale emotivo per resistere alle prepotenze, un proprio protocollo di sopravvivenza per contrastare il mondo che non si accorge della loro sofferenza e dei loro bisogni.

I maschi – evocati in assenza dai vari personaggi interpretati dalla Foschi – ci fanno quasi sempre una pessima figura…eppure una possibilità di riscatto e cambiamento sembra esserci: Raspuntin, il cuoco orco che cucina solo montagne di carne e che cerca di mortificare le imprese di Sofronia, chef specializzata in erbe e intingoli vegetariani, apprezzerà, nonostante la bieca rozzezza, la forza e la dolcezza dell’intesa. Una ricetta di “parità” per la cui preparazione bisogna faticare e impegnarsi davvero però, almeno, una ricetta sana e senza “controindicazioni”.

Roma, teatro dei Conciatori, 30 Dicembre 2016

Claudio Finelli

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