ROMA. “L’uomo dal fiore in bocca”. Nell’attesa che cada.

La sala d’attesa di una stazione ferroviaria,  incessante la pioggia cade e batte sulle vetrate che separano dai binari. Un orologio senza lancette immobilizza il tempo, ferma gli ultimi istanti di una vita che sta svanendo,  mentre incuranti i treni passano. Un uomo (Gabriele Lavia)  attende, un altro (Michele Demaria) arriverà correndo.

È una scena immobile, fredda, di quel freddo che la Sicilia pirandelliana direbbe “entrar nelle ossa”.

Buio, cupo, tarda ora della sera.

Alte le panche di legno, altissime le porte d’accesso, tutto sembra impedire un sereno fluire.

Le stazioni sono per propria stessa natura luoghi frenetici e di passaggio, qui tutto sembra immobile o piuttosto roteare su se stesso, un incedere senza meta, senza inizio, un tondo fluire e mai andare.

 

Irrompe in quest’ apparente quiete uno sciame di pacchi appesi come burattini alle braccia affaticate di un uomo.

Finalmente il colore rianima gli occhi di una platea affaticata già da tanta scure.

Breve illusione.

Il lento dramma inizia. Il dialogo è ansioso, angosciante, paradossale e snervante.

È un incessante parlare veloce, disagevole, un confronto che si inabissa nello scambio di battute.

Due uomini bagnati, stropicciati, schiacciati dalla propria condizione e dal proprio dramma personale. Ma esiste davvero?

Il testo si segue a fatica, litanie siciliane spezzano un ritmo già lento quasi fosse un tentativo di epicitá brechtiana.

La recitazione, di certo maestrale dei due, non aiuta un’assopita platea.

Il dramma incede, quasi incurante, rinchiuso in questa sala d’attesa. Attesa: treno, moglie, vita, ora, morte. Ad ognuno la sua attesa, ad ognuno il suo tormento, a ciascuno il suo “fiore”.

Dopo un’ora e mezza di spettacolo l’angoscia di impossessa degli animi, il suono ossessivo della pioggia diventa un mantra che non rilassa, il buio avvolge i sentimenti.

Se l’intento era questo, l’opera può dirsi riuscita, in caso contrario qualche accorgimento registico sarebbe d’uopo.
Roma , Teatro quirino, 08 Dicembre 2016

 

Elena Grimaldi

In scena fino al 18 dicembre.

Fondazione Teatro della Toscana
Teatro Stabile di Genova
GABRIELE LAVIA
L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA
…e non solo
di Luigi Pirandello

regia GABRIELE LAVIA

con Michele Demaria   Barbara Alesse

scene Alessandro Camera
costumi Elena Bianchini
musiche Giordano Corapi
luci Michelangelo Vitullo
regista assistente Simone Faloppa

foto Tommaso Le Pera

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