“Sogno di una notte di mezza sbornia”
Il Teatro Diana riparte nel nome di Eduardo

 

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La stagione del Teatro Diana di Napoli parte con un classico di Eduardo De Filippo, “Sogno di una notte di mezza sbornia”, che a distanza di quasi ottant’anni dalla sua scrittura ancora non ha perso un grammo di leggerezza e di piacevole divertimeno. Un Eduardo minore, va detto, ma che il figlio Luca porta in scena con autorevolezza e brio. In un appartameno della Napoli proletaria Pasquale (Luca De Filippo) sogna Dante Alighieri che, assieme a una quaterna da giocare al lotto, gli consegna anche la data e l’ora della sua dipartita. L’avida moglie, i figli, i camerieri, gli amici sono solo comparse nella sua esistenza, e quando l’uomo gli rivela il sogno premonitore, in loro nasce il seme della speranza, sebbene venata di scetticismo, piuttosto che l’angoscia di una possibile perdita. E quando la quaterna esce, Pasquale assiste allo sfacelo morale della famiglia, inebriata dal cambio di vita, e nel frattempo si coltiva in solitudine l’angoscia dell’attesa dell’ora esatta della sua morte. Finché l’arrivo del medico non sospende il finale.

La compagnia di Luca De Filippo ruota molto bene attorno a un testo molto semplice, ma che già contiene i prodromi dei successivi capolavori eduardiani. Le musiche del premio Oscar Nicola Piovani impreziosiscono il tutto, come i bei costumi di Silvia Polidori. Molto azzeccato il cast: Carolina Rosi, Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo (il cui talento comico poteva essere ancora più adoperato), Carmen Annibale, Gianni Cannavacciuolo, il sempre puntalissimo Giovanni Allocca, Paola Fulciniti e la sorprendente Viola Forestiero. Corretta la regia di Armando Pugliese, che limita al massimo i “sopra le righe” ma forse sotto-utilizza alcune possibili chiavi comiche del testo, come ad esempio l’avidità della moglie, che appena si intravede, o il ruolo dei figli, mentre sorprende ancora oggi il curioso iter di questo lavoro, nato toscanissimo (Athos Setti), poi evolutosi in romanesco con Ettore Petrolini, e ancora in siciliano con Angelo Musco per poi scolpirsi in napoletano come ora lo conosciamo. Un giro d’Italia nel nome che ha reso “La fortuna si diverte” – questo il titolo dell’oper ab originis, un classico per tutte le platee.

                                                                                                                                                                                          Napoli, Teatro Diana, 15-10-2014

                                                                                                                                                                                                         Antonio Mocciola

 

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