TGLFF, tra Fabio Canino, Paola Turci e “Stonewell”
Una partenza col botto al Cinema Massimo

Pronti, partenza, via. Si apre con una sala, al solito, stracolma la trentunesima edizione del Torino Gay & Lesbian Film Festival, che dak 4 al 9 maggio catalizzerà l’attenzione dell’Europa cinefila e di genere, nelle tre accoglienti sale del Cinema Massimo e nei tanti eventi collaterali. La serata di apertura serve per ritrovarsi, per riflettere, per riprendere il contatto e fare il punto della situazione, a un anno di distanza. Inutile dire che, sul piano politico, ancora niente è cambiato, rendendo drammaticamente attuali le amare battute di Fabio Canino, conduttore della serata insieme ai padroni di casa Giovanni Minerba, in mise old fashion, ed Angelo Acerbi. La sua Repubblica Rainbow, vagheggiata in toni goliardici, è una tentazione reale di salpare altrove. Un libro brillante e originale, già ben recensito dalla nostra testata. E poi, la musica, come sempre di qualità. Paola Turci, emozionata e al suo debutto al TGLFF, si conferma icona lesbogay con un repertorio di grande spessore, sacrificato, ovviamente, dall’esiguità del tempo ma ben rappresentato da pezzi come “Volo così”, “Mani giunte” (ottime prove cantautoriali), “Io sono” (l’ultimo singolo, scritto da Francesco Bianconi dei Baustelle) e una sorprendente cover di “Cuccuruccucu’ paloma”. La cantante romana, appassionata di cinema, sarà, insieme ad Alessandro Borghi e Wieland Speck, giurata del premio “Ottavio Mai”, cui recentemente è stata dedicata una via del capoluogo piemontese. poi, il film di apertura, ciliegina sulla torta, “Stonewell”. Un’anteprima assoluta prima che da oggi esca nelle sale, si spera copiosamente. Una importante testimonianza dei moti che, nel 1969, spezzarono per sempre la dittatura in divisa che perseguitava gli avventori del locale neyorkese che da il titolo al film, e squarciò l’ipocrisia perbenista della provincia americana. Un film convenzionale nella forma, ma denso nel messaggio, ottimamente recitato (Jonathan Rhys Meyers ci fa un figurone) e ben diretto da Roland Emmerich. Un’operazione intelligente che, in tempi di rigurgiti ignobili (leggasi Trump), è bene tenere d’occhio. E intanto, Torino si conferma avanti, come confermano l’assessore alla cultura Antonella Parigi e il sindaco Fassino, presenti in sala a testimoniare la vicinanza delle istituzioni. Altrove, purtroppo, non sarebbe accaduto. Basti pensare ai riferimenti romani, tutt’altro che velati, di Fabio Canino, con relativa ovazione del pubblico. Questa è l’Italia, baby.
Antonio Mocciola

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