“The turn of the screw”: ghost story e nuove tecnologie

Al Teatro Goldoni un’innovativa interpretazione dell’opera di Britten grazie a ombre e immagini stereoscopiche 3d.

Nel corso di questo 78o Maggio Musicale Fiorentino è stata data un’indubbia attenzione all’opera di Henry James. Tra le molte iniziative dedicate allo scrittore inglese vale la pena di ricordare “Henry ti presento James”, un ciclo di quattro film ispirati alle sue opere: “The heiress” di William Wyler (1949), “The Innocents (Suspence)” di Jack Clayton (1961), “Daisy Miller” di Peter Bogdanovich (1974), “The Golden Bowl” di James Ivory (2000). A seguire conferenze, incontri con il pubblico, la giornata di studi “Storie di fantasmi e di bambini. Benjamin Britten, Henry James e The Turn of the Screw”, sino alla presentazione, al Teatro Goldoni, dell’opera di Britten tratta dall’omonimo racconto di James per la regia di Benedetto Sicca e la direzione di Jonathan Webb.

Britten 1Un nuovo allestimento che presenta molti punti di interesse. A cominciare dall’introduzione, anche nel teatro lirico, delle tecnologie del teatro visuale: immagini stereoscopiche 3d e ombre, che vengono sfruttate dal regista per dare la propria personale e innovativa interpretazione di un testo complesso e oscuro come quello di “The turn of the screw”. Una «storia curiosa» (così viene definita nel prologo), dove il mondo dei viventi si incontra, si scontra e si attorciglia, come in un giro di vite, con quello degli spettri. Una storia dove regna il dubbio e l’incertezza e in cui la trama insinua continui sospetti e interrogativi, apparentemente destinati a rimanere senza risposta. Non aiuta neanche la splendida musica di Britten (per l’occasione magistralmente diretta da Webb) che anzi, con la sua perfetta costruzione, contribuisce ad aumentare dubbi e incertezze. Ma “The turn of the screw” è anche una storia dove il male e la corruzione regnano incontrastati, anche se le tradizionali letture dell’opera (e del racconto originale) tendono a lasciare il finale in sospeso. Non così Sicca, che esplicita con coraggio il suo punto di vista: l’innocenza infantile di Miles è stata corrotta, il bambino non è più vittima, ma complice delle malvagità del fantasma di Peter Quint: «The ceremony of innocence is drowned», come recita un verso del libretto.

Ciò che più ha colpito visivamente, però, non sono state le immagini elicoidali che aleggiavano in platea e che dopo un po’ correvano il rischio di diventare ripetitive, quanto le fiabesche scene di Maria Paola Di Francesco, elegantemente giocate sui toni del grigio e del nero. Nonché le suggestive luci di Marco Giusti che rendevano l’atmosfera rarefatta e sfumavano efficacemente i contorni degli oggetti e delle persone.

Turn 1Abbiamo già sottolineato l’ottima direzione di Webb, che riesce a cogliere e restituire tutta la profondità e tragicità della partitura di Britten. Degno di lode anche il cast dei cantanti, a cominciare da Theo Lally (Miles) che a soli dieci anni mostra capacità interpretativa e padronanza scenica. Doti che dimostra, pur nei pochi interventi vocali, anche la diciottenne Rebecca Leggett (Flora). John Daszak (Quint) alterna, a seconda delle situazioni, toni potenti e minacciosi con altri maliosi e flautati, dimostrando padronanza degli uni come degli altri. Le fa ottima eco come controparte femminile Yana Kleyn (Miss Jessel). Anna Gillingham, in linea con l’interpretazione di Sicca, restituisce una tutrice in grado di controllare con lucidità il proprio terrore interiore. Impeccabile la Mrs. Grose di Gabriella Sborgi.

Firenze – Teatro Goldoni, 24 maggio 2015

Lorena Vallieri

THE TURN OF THE SCREW – Opera lirica in un prologo e due atti. Libretto di Myfanwy Piper ispirato all’omonimo racconto di Henry James; musica di Benjamin Britten.

Direttore: Jonathan Webb; regia: Benedetto Sicca; scene: Maria Paola Di Francesco; costumi: Marco Piemontese; luci: Marco Giusti; elaborazione video: Marco Farace; Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino.

Interpreti: Anna Gillingham, John Daszak, Gabriella Sborgi, Yana Kleyn, Rebecca Leggett, Theo Lally.

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