“Turandot”, la grande incompiuta del Maestro di Torre del Lago

Nella 60° edizione del Festival Puccini si celebra il 90° anniversario di “Turandot”.

ALD_7171Il 2014 vede una serie di anniversari importanti per l’agenda del Festival Pucciniano: i 110 anni dalla composizione di “Madama Butterfly”, i 40 dall’ultima rappresentazione del “Trittico” – ripreso appunto quest’anno – e i 90 dalla stesura di “Turandot”, che vide la sua prima messinscena nel 1926. Occasioni troppo importanti, che non potevano essere festeggiate in modo migliore: tutti i titoli in cartellone (a quelli già citati si aggiungono “La Bohème” e “Junior Butterfly”) sono allestimenti nuovi. Basta guardare il programma per rendersi conto che si è puntato all’eccellenza e assistere alle messinscene per capire che il risultato onora l’impegno assunto.

Liu Serena Franocchia Timur Ing Sung Sim _ Turando Festival Puccini 2014Giacomo Puccini decise di musicare la storia di Turandot nel 1920, ispirato dall’omonima fiaba teatrale tragicomica scritta da Carlo Gozzi e rappresentata a Venezia nel gennaio del 1762. Nella composizione musicale confluì tutto il portato delle sperimentazioni artistiche europee di inizio secolo, dall’Art Dèco all’Art Nouveau, dal bizantinismo klimtiano al grafismo di Beardsley, fino all’idea dell’opera d’arte totale, per cui musica, scena, testo, recitazione e canto dovevano integrarsi per creare un organismo performativo organico. Angelo Bertini, che per questa edizione ha curato scene, regia e costumi, ha creato un meccanismo scenico perfetto che affascina lo spettatore, lo conduce in un mondo magico e lo sorprende con infinite soluzioni sceniche originali e di grande effetto, che non è possibile riferire per intero.

Turandot 2014- Festival PucciniL’imponente facciata della reggia in nero e oro è arricchita da bellissimi ghirigori e linee ispirati al giapponismo fin de siècle di certe illustrazioni di Audrey Beardsley e il grande sipario-portone è decorato per intero da un gigantesco pavone ripiegato su se stesso, simbolo del potere di Turandot e citazione di una piastrella di Galileo Chini. I sontuosi costumi sono ispirati allo stesso gusto estetico. Colpiscono in particolare quello in rosso e oro del mandarino – non a caso il bozzetto è inserito nel programma di sala – e quelli di Turandot, dell’Imperatore e dei membri della corte, intessuti in bianco e oro, metafora dell’algidità della principessa estesa ormai a tutti. La reggia è una gabbia dorata e sbarre in stile liberty separano Turandot dal popolo e da Calaf. Ma alla prima risposta corretta del tartaro queste si aprono, alla seconda spariscono e alla terza Turandot è ormai accanto a lui.

_GAN3774Sono molti i momenti in cui la scena sfugge al suo ruolo di contenitore per sottolineare visivamente i significati profondi dell’opera: Turandot fa la sua prima apparizione, per niente impietosita dalla sorte del Principe di Persia, lontana dal mondo terreno, sdraiata all’interno della luna appena sorta; Ping, Pong e Pang sono marionette mosse da tre alter-ego e diventano umani solo nel loro amarcord della vita in campagna; nel momento in cui Calaf decide di suonare il gong per rispondere agli indovinelli, i fantasmi dei pretendenti passati escono dalla tomba di Lou-Ling per cercare di fermarlo e al suo ingresso in scena nel secondo atto anche Turandot emerge da quello spazio. La tomba, infatti, occupa il centro del palco per tutta la durata dello spettacolo, perché l’uccisione della donna e la vendetta di quella morte sono i motori propulsori dell’intera vicenda. Subito prima dell’aria «Tu, che di gel sei cinta», Liù si toglie l’abito nero e rimane vestita di bianco (doppio visivo di Turandot) e dopo il suicidio viene condotta nella tomba, perché solo il capro espiatorio ha la forza di saziare la sete di vendetta di Lou-Ling e Turandot può finalmente cedere all’amore per Calaf. Molto bello l’omaggio a Loie Füller, con la principessa che accompagnata dal coro finale, improvvisa una danza serpentina per il suo innamorato.

L’ottima partitura registica trova il suo corrispettivo in un’eccelsa esecuzione musicale e vocale. Marco Balderi appronta una concertazione raffinata che sottolinea tutti i colori della partitura e con un gesto elegante, ampio e sicuro riesce a recuperare alcune piccole sfasature tra buca e palcoscenico e a guidare l’orchestra del Festival Puccini che rimane sempre ben coesa. Il coro appare impacciato a gestire in scena le indicazioni registiche e in certi momenti un po’ scollato al suo interno, riuscendo però a regalare al pubblico un finale dell’opera emozionante.

Giovanna Casolla-Walter Fraccaro- Turando Festival Puccini 2014Straordinaria l’esecuzione di Giovanna Casolla, veterana del ruolo: la sua voce ancora fresca e limpida è priva di qualunque sbavatura in tutta la sua estensione. Il controllo magistrale del fiato e una tecnica perfetta le permettono di interpretare le molteplici sfumature psicologiche di Turandot e di sottolinearne i cambiamenti umorali dalla freddezza iniziale alla passione travolgente che conclude l’opera. In una voce così possente si apprezza inoltre la capacità di sostenere i pianissimi della difficile scrittura del terzo atto. Serena Farnocchia è una Liù dolce e lirica, come il ruolo richiede, e dimostra ottime capacità sceniche e vocali. Affronta con sicurezza e padronanza tecnica le due non facili arie – perfetti i filati della prima – tanto da strappare due volte l’applauso a scena aperta. Molto belli il timbro e la presenza scenica di Walter Fraccaro. Peccato che l’emissione talvolta nasale e un po’ spinta impedisca alla voce di correre sempre comodamente. Rimane comunque buona la tenuta vocale dell’intero ruolo e il «Nessun dorma» è accolto da applausi, ovazioni e la richiesta del bis. Tra le voci degli altri interpreti, colpiscono per timbro e volume quelle di Park Joungmin (Ping) e di Ing Sung Sim (Timur).

«All’alba vincerò!» esulta il principe Calaf. E nella fresca serata di Torre del Lago, accompagnata da molteplici scie di luminose stelle cadenti, questa “Turandot” vince e convince tutto il pubblico, che la ripaga di grandi ovazioni e applausi scroscianti.

Torre del Lago (Lu) – GRAN TEATRO ALL’APERTO GIACOMO PUCCINI, 17 agosto 2014

Diego Passera

TURANDOTDramma lirico in tre atti di Giacomo Puccini su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni; L’ultimo duetto e la scena finale sono state completate da Franco Alfano; Prima rappresentazione: Teatro alla Scala di Milano, 25 aprile 1926; Editore proprietario: Casa Ricordi -BMG Ricordi S.p.A.

Maestro concertatore e direttore: Marco Balderi; Regia, scene e costumi: Angelo Bertini; Disegno luci: Valerio Alfieri; Assistente alla regia: Luca Ramacciotti; Maestro del coro: Francesca Tosi; Coro delle voci bianche: Sara Matteucci.

Interpreti. Giovanna Casolla (Turandot); Marco Voleri (l’imperatore Altoum); Ing Sung Sim (Timur); Walter Fraccaro (Calaf); Serena Farnocchia (Liù); Park Joungmin (Ping); Nicola Pamio (Pang); Francesco Pittari (Pong); Claudio Ottino (Un mandarino); Myrto Bocolini (I ancella); Marina Gubarev (II ancella); Simone Frediani (Principe di Persia).

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