Tutto è assurdo e splendido simultaneamente: “Rumori fuori scena”.

Rumori fuori scena” è una commedia brillante sul teatro e sui teatranti, che ci racconta ironicamente cosa si cela dietro uno spettacolo teatrale. E non è solo un esperimento per sorridere ma anche una ricerca profonda sulle personalità. Il testo teatrale “Noises Off” di Michael Frayn, adattato al teatro con la regia del memorabile Attilio Corsini  e riproposto al cinema nel ‘92 da Peter Bogdanovich, racconta le disavventure di una sgangherata compagnia teatrale impegnata nell’allestimento di una commedia: Nothing on.

 

Siamo in un teatro vuoto, dove una bizzarra compagnia è alle prese con le prove generali di una commedia che sarà in scena l’indomani. Niente è pronto: i copioni, i ruoli e gli stessi attori sono invischiati in un delirio da debutto e a seguirli è un regista che li esaspera psicologicamente ed emotivamente. Relazioni confuse, personalità complesse e paure radicate irrompono durante le prove generali. Potrebbe già così essere uno spettacolo completo e invece è solo il primo atto. L’autore preso da una folle inventiva fa seguire un secondo atto dove durante la tournée si assiste ad alcune vicende esilaranti nei camerini mentre lo spettacolo va in scena. E poi ecco il terzo atto, il finale, in cui lo spettacolo è in scena e tutte le relazioni, personalità e paure esplodono in maniera esponenziale e va in scena tutt’altra commedia: un disastro annunciato.

 

Ci si interroga così sul teatro e su chi lo mette in scena, cosa c’è dietro le quinte e chi lo vive. E nasce una commedia più raggiante della commedia stessa da rappresentare con gag irresistibili su imprevisti, colpi di scena e personalità caotiche a confronto, anzi scontro.

 

È un esperimento di teatro nel teatro in chiave autoironica, espediente poi felicemente introdotto anche al cinema, nelle fiction e più volte al teatro, ma un testo riproposto nostalgicamente da ormai un trentennio così irriverente e con così tanta inventiva e sarcasmo è difficile da ricordare.

 

L’idea è che per l’intera compagnia far ridere sia semplice e naturale. Infatti gli spettatori arrivano a dubitare che in scena ci sia un teatro che si prende gioco del teatro, una farsa, sostenendo invece di essere di fronte a un’improbabile realtà e che quei personaggi così curati e indovinati pur se esasperatamente buffi e ironici sono reali e così anche i loro assurde intrecci.

In una cornice scenografica di una casa anglosassone minimalista ma indovinata, con porte che si aprono e chiudono come possibili sguardi sul teatro, rintocchi musicali e costumi azzeccati a rifinire dei personaggi così caratterizzanti che come macchiette creano sintonia e affezione con il pubblico.

 

In un contesto già così favorevole, la fa da padrona la recitazione convincente da parte di tutto il cast perché far ridere così non è cosa facile e scontata. E, in uno humor così esplosivo, poco conta che sia durato un po’ troppo, che qualche ripetizione e forzatura tipica della commedia dell’equivoco arrivasse un po’ a stonare, tutto è assurdo e splendido simultaneamente.

Roma, teatro Vittoria, 21 Gennaio 2016

Vittorio Sacco

Rumori fuori Scena

Di Michael Frayn

traduzione di Filippo Ottoni

con Viviana Toniolo, Annalisa Di Nola, Stefano Messina, Carlo Lizzani, Roberto Della Casa, Marco Simeoli, Claudia Crisafio, Sebastiano Colla

regia Attilio Corsini

musiche Arturo Annecchino

scene Bruno Garofalo

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