Un “Porcile” di indifferenza ed omertà

Torna a casa la produzione del Teatro Metastasio stabile della Toscana con il dramma di Pasolini diretto da Valerio Binasco.

 Porcile_Elisa-Langone_Francesco-Borchi_Mauro-Malinverno_Foto-Luca-Del-Pia«Perché sei così infelice?» è un po’ la domanda intorno alla quale ruota il dramma di Pasolini scritto quasi mezzo secolo fa; oggi, a quarant’anni dalla morte del grande intellettuale italiano, Valerio Binasco propone la sua versione di un testo che continua ad essere molto attuale per gli spunti di riflessione a cui conduce. Il Teatro Metastasio ha accolto “Porcile”, spettacolo che lui stesso ha prodotto in collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e lo Spoleto58 Festival dei 2Mondi dove per altro ha avuto luogo il suo debutto lo scorso luglio.

Porcile_Francesco-Borchi_Mauro-Malinverno_Pietro-d’Elia_Foto-Luca-Del-PiaCostruito sul conflitto fuori dal tempo tra il bisogno di essere e la necessità di apparire, l’episodio pasoliniano non porta a delle soluzioni che non siano già determinate non solo all’inizio della vicenda, ma dalla consuetudine delle cose. La Germania post-bellica degli anni Sessanta in cui è ambientata la storia del protagonista rappresenta uno dei momenti storici più congeniali nel dover trattare i conflitti tra le ideologie stagnanti dei “vecchi” e i nuovi slanci dei giovani rivoluzionari disposti a «pisciare sul muro di Berlino». A dire il vero, tra i due sguardi estremi di un modus vivendi legato al passato e gli spiriti di chi vuole sovvertire gli ordini sociali, esistono i mezzi toni di coloro che non sanno né ubbidire né disobbedire, gli appartenenti ad una limitatissima parte di generazione che non è consenziente né dissenziente, ma solo sofferente alla vita.

Porcile_Elisa-Langone_Francesco-Borchi_Foto-Luca-Del-PiaJulian è il figlio di una società sconfitta dalla guerra ma ancora persuasa dalle ideologie hitleriane che a distanza di tempo fanno sentire ad un popolo affarista gli strascichi di una crudele dottrina. Egli non è in grado di adattarsi a questo modo di vivere né può, per indole, legarsi a riflessioni “contro-natura”, è piuttosto come un «soldato imbalsamato» che non si ribella alle contraddizioni del suo tempo. Resta sottile il confine tra la volontà del giovane intellettuale di non volersi confrontare con ciò che può essere apparentemente definito “normalità”, o l’incapacità effettiva di farlo. Sta di fatto che nel dover scegliere se ereditare il patrimonio accumulato dal padre costruendo cannoni e la possibilità di ricambiare l’amore incondizionato della giovane Ida, Julian preferisce abbandonarsi ad un piacere autentico seppur perverso.

Porcile_Fulvio-Cauteruccio-Pietro-d’Elia-Fabio-Mascagni_Foto-Luca-Del-PiaI maiali rappresentano tanto la possibilità di liberare gli istinti repressi quanto, allo stesso tempo, lo spunto per una riflessione che vede il riconoscere un’azione non-degenerativa, ma che fa disgusto anche se è «oggetto di passione amorosa»; Julian non può confessare chi ama, perché non è detto che l’amore presupponga necessariamente un soggetto verso cui rivolgersi: «ciò che conta sono i fenomeni» e i suoi effetti che appagano «meravigliosamente». Ma in un porcile tutto viene divorato e in una fine annunciata, non c’è possibilità di salvezza o di redenzione per nessuno. Ognuno continua a vivere secondo i propri schemi che non possono essere contaminati o anche semplicemente sfiorati da un diverso modo di essere.

Porcile_Fulvio-Cauteruccio-Franco-Ravera_Foto-Luca-Del-PiaL’approccio di Binasco a Pasolini mette in evidenza le debolezze e le fragilità dell’uomo in relazione al contesto in cui questo vive. Gli anni Sessanta di ambientazione del dramma rappresentano forse l’estremo di un’idea che però si ritrova anche oggi, nei taciti conflitti di un “tutto sociale” fatto però di tanti singoli egoismi che sopravvivono di omertà. Lo spessore dell’opera è stato fuori da ogni dubbio restituito dalla forma della rappresentazione come se il regista avesse condotto lo spettatore a cogliere da solo il messaggio dei tragici epiloghi mai rivelati a parole. “Porcile” ci mette davanti l’immagine riflessa di un mondo nel quale freneticamente viviamo e nel quale però non si ha il tempo per fermarsi ad osservare i contrasti di colore. E se la verità sta nel mezzo, piuttosto che prendere nette decisioni di schieramento, conviene riflettere sulla possibilità di vivere una natura che a differenza di Julian sappia frenare gli istinti, ma che come lui sia in grado di piangere e soffrire con un «trallallero trallallà».

Prato – TEATRO METASTASIO, 12 novembre 2015.

Laura Sciortino

PORCILEdi: Pier Paolo Pasolini; Regia: Valerio Binasco; Scene: Lorenzo Banci; Musiche: Arturo Annecchino; Luci: Roberto Innocenti; personaggi e interpreti: Padre: Mauro Malinverno, madre: Valentina Banci, Julian: Francesco Borchi, Ida: Elisa Cecilia Ravera, Hans-Guenther: Franco Ravera, Herdhitze: Fulvio Cauteruccio, Maracchione: Fabio Mascagni, Servitore di casa: Pietro d’Elia; direttore dell’allestimento: Roberto Innocenti; Regista assistente: Roberto Turchetta; assistente alla regia: Giulia Barni; assistente all’allestimento: Giulia Giardi; assistente alle scene: Federico Biancalani; assistente costumista volontaria: Rossana Carbonara; direttore di scena: Marco Serafino Cecchi; capo macchinista: Tobia Grassi; capo elettricista: Massimo Galardini; Fonico/Tecnico video. Daniele Santi; sarta: Chiara Lanzillotta; attrezzista: Enrico Capecchi; cura della produzione: Franscesca Bettagli; amministratrice compagnia: Camilla Borraccino; ufficio stampa: Cristina Roncucci; foto: Luca Del Pia; video documentazione: Bam Container Associazione culturale (Nadia Baldi); progetto grafico e editing: Francesco marini; realizzazione scene: Laboratorio del teatro Metastasio; macchinisti costruttori: Furio Barbani, Tobia Grassi; realizzazione costumi: Anna Maria Clemente.

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