Una “Madame Bovary” dei nostri giorni, in chiave piemontese

Alle Terme Romane di Fiesole Emma Bovary e le sue inquietudini sentimentali.

Una sola anteprima alle Terme Romane di Fiesole per lo spettacolo di prosa “Madame Bovary”, produzione del Teatro della Caduta di Torino, liberamente ispirato a Gustave Flaubert e con brani tratti dalle poesie di Guido Gozzano, per la regia di Massimo Betti Merlin e Marco Bianchini. Unica interprete sulle scene l’audace Lorena Senestro, anche lei fondatrice, insieme al marito Massimo Betti Merlin, del Teatro della Caduta, piccola sala piemontese attiva dal 2003 che offre agli attori interessati la possibilità di formarsi ed esibirsi di fronte ad un pubblico. Questo suo ultimo lavoro rientra all’interno della 68esima edizione dell’Estate Fiesolana, il più antico festival d’Italia all’aperto, nella programmazione dei percorsi d’autore a cura del Teatro Solare, un gruppo di artisti riconosciuti a livello nazionale ed internazionale all’opera nella terza edizione ‘Alchimie. Incontri teatrali d’estate fiesolana’.

Il riadattamento flaubertiano dell’attrice Senestro mira a reinventare una ‘Emma Bovary’ moderna, con continui riferimenti al dialetto torinese e alle storie di provincia, nel loro formato vitale e contemplativo. Una drammaturgia particolare che volge alla sperimentazione linguistica senza temere il confronto con lo stile ricercato dell’originario romanzo francese e del suo inimitabile autore, mettendo invece in rilievo temi attuali come le false speranze, le nuove tradizioni e il timore di agire davanti alle difficoltà. La protagonista della storia è sempre la stessa: una “donnetta” con interessi bassi e mediocri, imprigionata nella sua terribile vita banale, talmente invaghita dal suo sogno d’amore che per lei “non esiste altra verità”. ‹‹I suoi sono sentimenti sottili capaci di cercare le vele bianche, tra le brume dell’orizzonte, senza sapere dove quelle vele la conducano››. Un dramma borghese che racconta le vicende di un adulterio e la forza che la meschinità umana può assumere. Emma non soltanto non sa esimersi dai suoi peccati carnali, vive una vita dedita alle chimere, non riuscendo a “volgere il suo sguardo altrove”. Un carattere controverso il suo, ben interpretato nel monologo di Lorena Senestro che non tarda a svelare i lati nascosti dell’inquieta eroina. ‹‹Madame Bovary c’est moi, ammirata per il suo spirito di autonomia e per la gentilezza con i clienti del marito medico, buona ma inaccessibile, piena di rabbia, odio e bramosia in fondo al cuore››.

Assunto centrale del romanzo, così come della vivace messinscena diretta da Betti Merlin e Bianchini, il sogno. Pensiero ben espresso anche nelle parole di Flaubert alla sua amica Loiuse Colet: ‘La vita è tollerabile solo a condizione di non esserci’. Sia lo scrittore che la sua prediletta Emma, e dunque Lorena Senestro in avanscoperta sul palco, si dibattono per “sognare altri cieli e non cadere nel fango”, perché la vita si riveli tutt’altro che un’amara burla. Ma il sogno ben presto si frantuma e la realtà soffoca il respiro. Emma viene inghiottita per prima dall’arte bugiarda del suo povero ed inconsistente ’Bovarismo’, la sua sola liberazione è nella morte. I fremiti tremanti del suo esile corpo avvelenato dall’arsenico, prima ancora di spegnersi, la mettono di fronte al suo egoismo e alla sua indifferenza terrena. Punita per essersi fidata dell’amore e della nobiltà dell’uomo, si riscatta da ogni oscenità e riacquista la sua dignità solo in punto di morte. Forse il suo solo peccato è di aver creduto a troppe ‹‹ambizioni reali e deliri fantastici››, ma oramai nulla conta, lo stato reale delle cose agita e sensibilizza, come il finale al traguardo della sua corsa: ‹‹tentiamo il sogno per piacere agli altri, dunque, non si rida››!

Fiesole (FI) – TERME ROMANE, 9 luglio 2015

Mara Marchi

MADAME BOVARYRegia: Massimo Betti Merlin e Marco Bianchini; Produzione: Teatro della Caduta; Sceneggiatura: Lorena Senestro; Musiche: Eric Maestri; Costumi: Stefania Berrino; Disegno luci: Roberto Tarasco; Interpreti: Lorena Senestro.

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